La Repubblica Italiana ha proclamato il 27 genaio,
giorno dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz,
Giorno della Memoria

che viene celebrato ogni anno,
nella nazione e nelle scuole, per non dimenticare le sofferenze di
allora, per saper scegliere di evitare nuove sofferenze oggi, ad altri popoli e
ad altre persone, in qualsiasi parte del mondo.
Il buon uso della MEMORIA non può e non deve limitarsi quindi al solo ricordo di un
passato neanche tanto lontano, quanto spronare ognuno ad agire sul presente per
una "giusta causa".
La nostra scuola promuove una
EDIZIONE SPECIALE DEL GIORNALINO
DEDICATA ALLA GIORNATA DELLA MEMORIA
Aspettiamo da te riflessioni, approfondimenti, articoli, pensieri ed immagini per realizzarlo.
Utilizza il link invia commenti per farci pervenire il tuo materiale.

In biblioteca puoi trovare saggi, libri, documentari, film per poter completare e arricchire le tue conoscenze sull'argomento.
Ecco un elenco di libri e video disponibili:
Autore
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titolo
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Appelfeld Ahron
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Il mio nome è
Caterina
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Arendt Hannah
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Carteggio
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Berg Mary
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Il ghetto di Varsavia
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Bassani Giorgio
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Cinque storie
ferraresi
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Bassani Giorgio
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Gli occhiali d’oro
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Bassani Giorgio
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Dietro la porta
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Bassani Giorgio
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Il giardino dei Finzi
Contini
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Bassani Giorgio
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Cinque storie
ferraresi
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Carpi Aldo
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Diario di Gusen
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Chiesura Giorgio
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Villa dei cani
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Corni Gustavo
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Ghetti
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Debenedetti Giacomo
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16 ottobre 1943
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Edelman Marek
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Il ghetto di Varsavia
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Frank Anna
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Diario
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Gumkowski Janusz
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Diario dal ghetto di
Lodz
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Hillesum Etty
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Diario 1941-43
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Hoss Rudolf
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Comandante ad
Auschwitz
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Kaminski Andrzei
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I campi di
concentramento dal 1896 ad oggi
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Levi Primo
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Se questo è un uomo
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Levi Primo
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La tregua
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Levi Primo
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I sommersi e i
salvati
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Levi Primo
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Il sistema periodico
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Melodia Giovanni
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Non dimenticare
Dachau
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Meneghello Luigi
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Promemoria
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Oberski Jona
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Anni d’infanzia
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Pappalettera Vincenzo
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Nei lager c’ero
anch’io
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Picciotto Fargion
Liliana
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Il libro della
memoria
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Poliakov Leon
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Il nazismo e lo
sterminio degli Ebrei
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Schwartz-Bart Andre
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L’ultimo dei giusti
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Selmin Francesco
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Verso Auschwitz
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Ulman Fred
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L’amico ritrovato
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Vincitorio Giuseppina
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27 gennaio: il giorno
della memoria
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Von Hassell Fey
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Storia incredibile
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Zampetti Enrico
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Dal lager
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Essere ebrei
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Arendt Hannah
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La banalità del male
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Bauman Zygmunt
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Modernità e olocausto
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Calimani Riccardo
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Storia del
pregiudizio contro gli ebrei
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Loy Rosetta
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La parola ebreo
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Tolaff Elio
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Essere ebreo
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Tzvetan Todorov
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Di fronte all’estremo
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Diesel Elie
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Le porte della
finestra
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Ebraismo
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Bashevis Isaac
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Ricerca e perdizione
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Bashevis Singer Isaac
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Shosha
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Bernstein Harry
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Il muro invisibile
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Friedlander saul
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A poco a poco il
ricordo
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Gordon Noah
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Il medico di Saragoza
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Kaniuk Yoram
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Post mortem
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Shalev Meir
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Il pane di Sarah
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Audiovisivi
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Olocausto
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videocassetta
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Il giardino dei Finzi
Contini
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Mp3, letture d’attore
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Se questo è un uomo
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Mp3, letture d’attore
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MOVIE TRIO
CONCERTO PER NON DIMENTICARE
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Nando Bertaggia interpreta testi tratti da scritti e testimonianze di sopravvissuti alla tragedia.
Brani di Pietro terra Terra Terracina, Natalia Ginzburg, Primo Levi, Hetty Hillesum, Arnold Schdenberg, David Rubinowicz, Elisa Springer, Anne e Otto Frank, Sandor Reményik, Anonimi vari, Nando Bertaggia.
I testi si alternano nelle due voci di Alda Zannini e Nando Bertaggia e nei brani da solista cantati e suonati da Alessandro Modenese.
 
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Il grande silenzio che ha avvolto l'auditorium testimonia la commovente partecipazione dei ragazzi, spesso sbigottiti e muti di fronte a tanta ferocia abilmente racontata.
Gli attori e il musicista ringraziano del caloroso applauso che ha premiato il loro lavoro.
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VIAGGIO A DACHAU
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Una cosa
è studiare sui libri, un’ altra vedere da vicino i luoghi dove sono successi ifatti del passato e toccare la storia con mano.
I libri, i documentari, i filmnon bastano. Il campo di concentramento di Dachau è tristezza
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“Arbeit
macht frei” queste sono le tre parole che, incise in un cancello ormai
arrugginito dal tempo e dal dolore che ha visto entrare tramite sé stesso, ci
introducono in uno spazio così vasto quanto pauroso. Dachau. Campo di
concentramento. Una porzione di terreno che si estende davanti ai miei occhi,
così esteso da togliere fiato, da lasciarmi inerme davanti a un sentimento di
dispersione.Subito mi
immagino di essere nel passato, subito mi sento una di quelle povere anime
entrate in un inferno dal quale non sarebbero uscite.Attraverso
quel campo, non ho una direzione, non c’è una meta, là dentro si può solo
vagare.Ed
ecco…vicino a me una donna, è scheletrica, il cibo manca dalla sua bocca da troppo
tempo, troppo per riuscire a farla tenere in piedi. Cede sulle sue gambe, ed
ecco che la sua intenzione di fare un passo avanti, la porta due passi indietro. L’equilibrio le
manca, la sua corporatura consumata dalla sofferenza le ha tolto la giovinezza.
Le sua braccia sono distese, sembrano quasi attaccate a un corpo che non trasmette
più impulsi per permettere di muoversi. Il suo volto è scarno, gli occhi sono
incavati, sembrano indietreggiare come per non voler vedere ciò che succede
intorno a lei. Sembra giovane, eppure appare così vecchia. I suoi capelli
cadono sulle spalle, sono lunghi e neri, neri quanto i suoi occhi, neri come i
colori che solo ora può vedere. È
consapevole che non conosce più la parola speranza, sa che chiedere aiuto a Dio
sarebbe inutile: si chiede semplicemente come esso possa aver permesso tutto
ciò. Quel Dio che lei ha pregato nella sua vita, è lo stesso che ora la sta
conducendo alla fine di essa.La vedo
così ferma, così sola, così morta nonostante il suo cuore battesse ancora: la
sua sola colpa era di essere nata sbagliata secondo le idee di qualcuno che, al
di sopra di lei, voleva eliminare la razza “impura”. Io la guardo, è una donna
come me. Una ragazza per meglio dire. Quei suoi capelli entro breve sarebbero
stati tagliati e la sue ossa sarebbe emerse ancora di più dal suo esile corpo.
Davanti a me rivivo gli ultimi momenti della sua vita…dei passi veloci, delle
urla forti e dure, lei non si scosta, oltre a non aver tempo per reagire, non
ha motivo per farlo: il suo destino sarebbe stato lo stesso, che sia adesso,
che sia domani. Uno sparo. Ora non deve più faticare per reggersi sulle gambe.
Ora è li stesa, su quel selciato che ha assorbito il sangue di migliaia di
innocenti, su quel terreno che non trova più il coraggio di far maturare un
filo d’ erba. Ora non pensa più, non sta soffrendo: era morta nell’anima quando
era entrata in quel cancello, e ora anche il suo corpo l’ha abbandonata. È solo
un cadavere, e diventerà un ammasso di ossa che si mischieranno ad altre ossa,
in carri carichi di persone come me, persone che hanno vissuto morendo gli
ultimi attimi della loro vita.Chiudo gli
occhi. Quando li riapro il grigio del cielo è lo stesso e un’aria leggera ma
tagliente smuove i pochi alberi che si ergono ancora intorno a quel campo: loro
sono forti, loro hanno visto eppure sono ancora lì. Forse quella grigia atmosfera
vivrà per sempre in quell’immenso spazio. E quella leggera brezza sembra il
respiro di ogni uomo che lì ha trovato la morte, sembra ciò che fa rivivere una
sofferenza che noi non possiamo capire. Faccio un passo avanti e continuo a
camminare. Non c’è spazio per un sorriso lì dove ne sono stati spezzati per
sempre così tanti. Non c’è spazio per nulla. Mi risveglio da quel momento mai
provato, mi distraggo da quella situazione mai vissuta.
Cammino, nell’attesa di
uscire…perché io uscirò da qui e ne ho la sicurezza…quella donna non ne poteva
avere nemmeno la speranza…“
Jessica Lovo davanti al cancello di Dachau, viaggio d'istruzione 2008
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